giovedì 14 aprile 2011

Introduzione

 Fin dalle epoche più remote l'uomo ha cercato di fabbricare gli utensili e le macchine che gli permettessero di migliorare l'effetto delle proprie azioni, un po' in tutti i campi.
A tal proposito riporto una delle scene più memorabili del film di S.Kubrick, "2001: Odissea nello spazio" (1968), in cui i primi ominidi imparano a vedere oggetti con occhi nuovi ed a utilizzarli come strumenti.



 Inizialmente la storia tende a confondersi con la leggenda: molti sono i miti che cercano di dare una spiegazione del progresso della tecnica e del miglioramento delle condizioni dell'uomo.
Pian piano nasce però la consapevolezza di "poter fare di più", aumentano le aspirazioni e cresce la voglia di rinnovamento. Un esempio palese è sicuramente il movimento di avanguardia letteraria e artistica conosciuto con il termine "Futurismo", di cui uno dei principali aspetti è proprio il mito della macchina.

Il Futurismo divenne espressione del dinamismo del mondo moderno; il suo intento era infatti quello di "cantare la civiltà della macchina", attingendo così sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica. La macchina diventa così un mito nel quale si raccolgono le aspirazioni della modernità, del rinnovamento e delle trasformazioni sociali. 
Anche nella letteratura l'avvento della macchina assume il valore di un simbolo, capace di alimentare le fantasie dell'immaginario collettivo. L'esaltazione della macchina diventa una sorta di religione: la macchina si trasforma nel mezzo e nel fine della creatività artistica e della sensibilità estetica. La macchina diventa una metafora dell'esistenza ed offre l'illusione di un fondamento concreto e oggettivo in una visione del mondo per molti aspetti astratta, delirante e irrazionale.
Giosuè Carducci, per esempio, nell'Inno a Satana del 1863, aveva celebrato l'arrivo della locomotiva come un segnale del trionfo della scienza e del libero pensiero.


Esemplare è uno degli 11 punti elencati nel Manifesto del Futurismo, pubblicato su Le Figaro il 20 febbraio 1909 dal fondatore stesso del movimento, Filippo Tommaso Marinetti: "[...] canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta."



1 commento:

  1. OK va bene così ma metta più link e più figure e scriva di meno (se può).
    Buon lavoro.

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